Referendum costituzionale: intervista al promotore del Comitato per il NO di Volla

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A poco meno di un mese dal voto sulla riforma costituzionale voluta fortemente dal premier Renzi, incontriamo Christian De Luca, studente universitario e attivista politico ma anche promotore del Comitato per il NO di Volla che nelle ultime settimane ha visto intensificarsi il suo impegno sul territorio vollese per spiegare le ragioni per rigettare consapevolmente una riforma considerata sbagliata nel merito e nella forma. A lui poche domande per capire cosa c’è dietro una mobilitazione che parte dal basso per riaffermare con forza l’importanza della partecipazione attiva dei cittadini alle scelte politiche del paese.

Chi fa parte di questo comitato oltre te e cosa vi ha spinti a compiere questa scelta?

14089137_328034820920938_8204962980398840972_nNel comitato per il NO di Volla partecipano l’associazione giovanile A Rezza, la lista civica Per Volla Diamoci una mano e l’associazione Diamoci una mano. Dopo diversi mesi di letture collettive, incontri e dibattiti pubblici con giuristi, storici e filosofi, abbiamo deciso di fondare il comitato per il NO perché crediamo nel valore e nell’importanza dei soggetti sociali autonomi, capaci di informare in maniera diretta e stimolare la nascita di ragionamenti collettivi. In un periodo storico estremamente complesso, proviamo a rispondere con entusiasmo e dedizione alla sempre più diffusa scomparsa dei corpi intermedi come punti di riferimento sociali culturali e politici.


Perché votare No alla riforma fortemente voluta dal premier Renzi?

3Perché frutto di un’iniziativa governativa, di una maggioranza fittizia eletta con una legge elettorale dichiarata incostituzionale nel 2014 dalla Corte Costituzionale, illegittima dal punto di vista giuridico e politico. La Carta Costituzionale è la nostra casa comune, l’ordinamento superiore in cui ogni cittadino e ogni forza politica deve rivedersi. Se ogni potere esecutivo si sceglie la propria costituzione, si corre il rischio concreto di distruggere completamente il concetto di costituzione e la sua funzione stabilizzante e unificante.  Può una modifica costituzionale così ampia (47 articoli) essere il prodotto di una sola e contingente “maggioranza”? E’ la differenza tra potere costituente e potere costituito, che in questa revisione è stata violata sin dal principio.

La riforma porterà alla fine del bicameralismo perfetto e alla semplificazione dei procedimenti legislativi, non sono questi elementi sufficienti a valutare positivamente le modifiche alla Costituzione italiana?

Il bicameralismo paritario si trasformerà in un bicameralismo “pasticciato”, asimmetrico e a composizione variabile. Il Senato non sarà più eletto direttamente dai cittadini e tale mutilazione rappresenta una limitazione all’art. 1 sulla sovranità popolare che si esprime, in una democrazia rappresentativa come la nostra, esclusivamente mediante l’elezione delle Assemblee parlamentari.  L’efficienza e la rapidità si ottengono a discapito della rappresentatività: è tanto semplice capire che se si diminuisce il peso dei cittadini e il pluralismo politico i procedimenti legislativi saranno più veloci. E’ una questione di visioni contrapposte: noi preferiamo procedure più lente e partecipate a processi più veloci, più forti ma scarsamente affidabili. L’orologio della democrazia segue necessariamente un altro tempo!

Quali sarebbero, dal tuo punto di vista, le conseguenze della vittoria del Sì nel Paese? Se la riforma costituzionale passa, l’Italia rischia davvero una deriva autoritaria?

Di certo non ci sarà una dittatura feroce, ma un’oligarchia ermetica e fissa, capace di neutralizzare con più forza le spinte conflittuali, componenti vitali per ogni democrazia 6avanzata. Se fortifichiamo il governo e svuotiamo le funzioni di contrappeso del Parlamento non ha più senso parlare di democrazia parlamentare. Bisogna far comprendere alle persone che la riforma stravolgerà l’assetto politico-istituzionale e che gli argomenti sul risparmio della politica sono sterili e ingannevoli. Se poi consideriamo la nuova legge elettorale, l’Italicum, entrata in vigore in estate e perno centrale della riforma Renzi-Boschi, il cerchio si chiude e ripeto: è indubbio che i cittadini perdano potere. Dobbiamo scegliere: desideriamo partecipare attivamente o obbedire ciecamente?

Lo stesso slogan “Basta un sì” prefigura un messaggio di totale delegazione. Invece,la rappresentanza ha bisogno di partecipazione, attenzione e doveri oltre che diritti.

Secondo te, allo stato attuale, qual è il livello di conoscenza e di preparazione dell’elettorato vollese sulla riforma costituzionale? È giusto dire che la maggioranza delle persone si troverà a votare una riforma di cui conosce poco o nulla, se non qualche “slogan” televisivo?

attiIl livello di conoscenza è basso, del resto ci siamo mobilitati proprio per questo. L’indifferenza è diffusa, anche da parte di chi ha tutti gli strumenti per informarsi e informare. La politica non è più educazione reciproca e riflessione comune. I problemi dell’impegno civile sono evidenti come la reale volontà di comprendere i cambiamenti che attraversano la nostra contemporaneità. Ci siamo promessi, sin dall’inizio, di entrare nel merito della riforma e dire alle persone che votiamo NO per motivi che vanno ben oltre Renzi, Di Maio e Berlusconi.

Inoltre, il contenuto disomogeneo della riforma non aiuta i cittadini a scegliere con profonda convinzione, contravvenendo all’intenzione originaria dell’Assemblea Costituente, secondo la quale le leggi di revisione costituzionale dovrebbero avere un contenuto omogeneo facilitando la consapevolezza e la chiarezza del voto. Andremo a votare Sì o No ad un quesito esteso e confuso. Si ha la netta impressione che la crisi (sociale, economica e politica) diventi lo strumento ideale per aumentare lo scollamento tra cittadini e istituzioni.

Dalla tua esperienza sul campo e dalla giovane età, come pensi voterà la tua generazione il prossimo 4 dicembre?

Penso che la maggior parte dei giovani voterà NO, non perché contrari all’aggiornamento della Carta Costituzionale, bensì perché comprendono l’incisività di una trasformazione peggiorativa per le sorti della politica italiana. Chi vive direttamente la precarietà e vede dinanzi a sé un futuro incerto: desidera partecipare, sente la necessità di non abdicare completamente alle decisioni delle forze politiche.

Gli sfiduciati sono tanti e la maggior parte di loro voterà Sì, perché la novità produce illusione. Noi siamo contro l’idea di innovare per innovare. È un po’ come credere che basti cambiare le regole del gioco per ottenere un miglioramento generale.

Quali sono le iniziative che pensate di mettere in campo per la riforma costituzionale e come pensi sarà la risposta dei cittadini?

2Dopo aver presenziato piazzette, strade, bar e birrerie continueremo ad organizzare stand domenicali per spiegare le ragioni del NO, cambiando ogni settimana luogo. Inoltre, abbiamo chiesto ufficialmente al Comitato per il Sì locale di organizzare insieme un confronto pubblico con due studiosi, estranei a partiti politici. Il nostro obiettivo è di promuovere all’intera cittadinanza un’informazione chiara e priva di opportunismi. Speriamo che i partecipanti aumentino e che si possano creare intense occasioni di dibattito. Invito tutti e tutte a seguirci sulla nostra pagina Facebook per conoscere i prossimi eventi.

Avete ricevuto sostegno politico in queste settimane di campagna referendaria? Se si da chi?

Oltre alla lista civica Per Volla Diamoci una mano con cui collaboriamo, siamo stati invitati ad alcune iniziative del Movimento 5 Stelle. Le altre forze politiche e sociali sono assenti, ma speriamo fortemente che si facciano vive per programmare incontri in merito alla riforma e soprattutto per produrre una rete solida fra tutte le realtà del territorio, indipendentemente da cosa essi voteranno il 4 Dicembre.

Quel che vogliamo diffondere e difendere è un nuovo modo di fare collettivo, stimolare spazi e tempi di elaborazione e sperimentazione sociale. Dimostrare a tutti e tutte che senza legami è impossibile fare cultura e  interessarsi alla cosa pubblica. Per questi motivi, il nostro percorso va oltre la data del referendum e punta alla definizione di uno spazio comune per tutti e tutte.