La seconda giovinezza della Taverna del Leone di Positano

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Nella foto da sinistra: Antonio Guida, il pizzaiolo Pasquale Naclerio, Antonio Casola addetto alla sala, lo chef Carmine Di Martino, Giuseppe Guida, lo chef Giuseppe D’Urso, Atanka, Fortuna Cilento, Suresh, e la pasticcera Filomena Cilento

A 50anni dall’apertura è la terza generazione della famiglia Guida a dare la svolta  

Dopo i cinquanta spesso si ricomincia. Anche il ristorante pizzeria “La Taverna del Leone” di Positano, che nel 2015 ha festeggiato i 50anni di attività, si ritrova ad iniziare un nuovo cammino. Perché, proprio

tagliolini al ragù di mare

quando si pensa di tirare i remi in barca per cullarsi  dolcemente tra le onde di un successo creato dopo decenni di duro lavoro, si presentano nuove sfide e nuove frontiere da esplorare. Perché nel frattempo tutto, velocemente, sta cambiando o è già cambiato. Cambiano mode, mentalità e stili di vita; anche a tavola. Allora ci vuole una marcia in più per stare al passo con un mondo che gira sempre più vorticosamente. E la marcia in più del noto locale costiero è arrivata, quest’anno, con la terza generazione della famiglia Guida che sta gradualmente prendendo il timone per traghettare la Taverna nel terzo millennio. Precisiamo subito, a scanso di equivoci, che l’impostazione dei piatti dal sapore schietto e pulito, così come aveva avviato la cucina, oltre 50 anni fa, il compianto nonno Giuseppe, resta il segreto del successo del ristorante. Come pure rimane invariata la brigata di cucina che vede la supervisione di Fortuna Cilento che con il marito Antonio Guida  hanno costituto l’ossatura della seconda generazione e con l’aiuto degli chef Giuseppe D’Urso e Carmine Di Martino, sono riusciti a consolidare negli anni il buon nome del locale. Quello che invece sta cambiando con l’arrivo di Giuseppe, laureato con esperienza in prestigiosi alberghi internazionali, è la visione complessiva e l’adeguamento ad una realtà profondamente modificata. Oggi i turisti che siedono ai tavoli di ristoranti come la Taverna non sono quelli di 50anni fa. Oggi conoscono i prodotti tipici, hanno sentito parlare dello Slow Food, sono molto più esperti sui nostri vini e soprattutto hanno un idea ben precisa della cucina mediterranea che si è conquistata una legittima fama nell’itero pianeta. Quindi, intorno agli ottimi piatti della Taverna, Giuseppe Guida sta costruendo la giusta atmosfera che poi i turisti porteranno per sempre nei loro ricordi del soggiorno a Positano. Perché offrire ciò che di buono c’è nella propria terra è la migliore promozione turistica che si possa fare. Allora

crudo di pescato fresco

quest’anno la Taverna del Leone ha riaperto, dopo la pausa invernale, con la struttura della cucina completamente rinnovata. Mattonelle di Vietri fanno da sfondo alla cucina a vista con fornelli a gas e induzione. Apparecchiature all’avanguardia e un ampio spazio dedicato alla pasticceria sono le vere novità che avranno impatto anche sul menù e la carta dei dolci che Giuseppe ha già approntato con l’aiuto della zia Filomena Cilento che partita come pasticcera autodidatta, sta sempre di più confermandosi una vera professionista. Quindi una maggiore cura per la cantina e la scelta di prodotti d’eccellenza tra cui molti riscoperti, tutelati e rivalutati dai presìdi dello Slow Food rientrano nella svolta avviata in questo 2018. I rinnovati strumenti di lavoro, come  l’abbattitore di temperatura di ultima generazione, influiscono sui piatti  che prevedono almeno due crudi di pesce: il misto con scampi, ricciola, gamberi e ciò che di pescato fresco è arrivato dalla marina e la tartara di tonno. Ma c’è anche la tartara di carne di manzo selezionato tra le razze più pregiate. Quindi i primi con la pasta fatta a mano come i Tortelli ripieni di astice o i Tagliolini al ragù di scorfano e cernia. O ancora gli ottimi risotti di mare e di terra. Anche i secondi con le insuperabili fritture tra cui il coppo con gamberi e calamari o i tranci di pesce al forno accompagnati dalla verdura di stagione confermano che la  terza generazione sta facendo vivere al locale di famiglia una seconda giovinezza.       

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