Da Sorrento a Cava de’ Tirreni le reazioni dei ristoranti alla chiusura alle ore 18

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Tra incertezza e speranza: prove di apertura con l’asporto per tanti locali della provincia di Napoli e Salerno

Il provvedimento di chiusura dei ristoranti alle 18 suona come un de profundis per un settore reso moribondo dalla crisi dovuta al coronavirus. A Sorrento poi assume la forma di uno tsunami che spazza via ogni speranza di minima ripresa. Infatti, nella città del Tasso sembra tornato il lokdown di marzo che rendeva spettrale i vicoli del turismo internazionale. A pronunciare per primo questa terribile espressione, che significa chiusura o confinamento, è Giovanni Aversa titolare con Giuseppe Coppola, dello ristorante lo Schizzariello che con amarezza sottolinea: “sembra essere tornati indietro di sei mesi, faremo l’esperimento di restare aperti all’ora di pranzo: ma penso che saremo costretti a chiudere”. Chi invece ha già chiuso è il famoso ristorante Caruso che da domenica ha anticipato tutti qui in città. Mentre chi si accinge a farlo per il 31 è un altro ristorante storico L’Antica Trattoria che ha deciso di anticipare la chiusura annuale che normalmente avveniva a fine dicembre. Il suo patron Aldo D’Oria con tono afflitto racconta: “per noi che lavoriamo con i turisti e con chi dalla provincia viene a fare un giro a Sorrento, lavoriamo molto di più la sera. Chiudere alle 18, per noi significa chiudere l’intera giornata”. Anche dal fronte degli alberghi la situazione è più che critica. Non ci sono prenotazioni e entro fine mese chiuderanno tutti. Questo non aiuta la ristorazione sottolinea Giuseppe Savarase patron del ReFood che di fronte a tanta incertezza annuncia la chiusura entro il 31 prossimo. Intanto a Positano, La Taverna del Leone, l’unico ristorante che ha garantito l’asporto durante la prima fase di ripresa e l’unico ancora aperto fino a pochi giorni fa, ha chiuso sabato scorso.  A Vico Equense resistono le pizzerie che fanno un certo lavoro da asporto. Il commento arriva da Michele Cuomo ristoratore di Cerasè e Pizza Therapy e presidente dell’associazione Pizza a Vico: “resteremo aperti per dignità personale facendo un grande sforzo economico, ma sono convinto che saremo costretti a chiudere”. Nelle cittadine della provincia di Napoli e Salerno la situazione è leggermente diversa. Qui molti lavorano con la clientela locale e proveranno a stare aperti come annuncia Pietro Parisi che con il suo ristorante a Palma Campania garantirà l’asporto e le conserve artigianali preparate dalla sua brigata che non ha licenziato. A Sant’Antonio Abate Ciro Polese parla di spirito di servizio per garantire alla clientela almeno il pranzo.  Anche a Pompei c’è chi ci prova come Gerardo Esposito del Pompeo Magno che rammaricato si sfoga: “abbiamo adeguato i locali e speso soldi per sanificare e mettere tutto in regola e poi ci chiudono alle 18. Resisteremo con l’asporto”. Anche a Cava de’ Tirreni provano a resistere con l’asporto come al ristorante l’Arcobaleno. Infine a Nola lo chef Valentino Buonincontri del Bertie’s Bistrot riassume: “nei ristoranti c’è la nostra vita proveremo con l’asporto dopo le 18. Ma sono molto sfiduciato”.