L’Anguria: regina del ferragosto made in Italy

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Dai pic nic ai locali gourmet il giorno 15 vive il suo momento di trionfo a tavola

Compagna delle serate più calde e delle nottate passate in spiaggia attorno ai falò, l’anguria è uno dei simboli più emblematici dell’estate made in Italy. Per gli italiani il nome anguria, o melone d’acqua come si chiama

barman dell’Aibes penisola sorrentina che intaglia un anguria alla kermesse Barman in Passerella di alcuni anni fa

a Napoli, è immediatamente associato alle vacanze, al clima della bella stagione ed al gran finale delle allegre cene in riva al mare. Non a caso proprio a Ferragosto vive il suo momento di maggior trionfo a tavola dove la troviamo ovunque si festeggi con il cibo, dai pic nic fino ai ristoranti, passando per le cucine delle case e per i bar dove spesso accompagna cocktail e long drink. Questo frutto zuccherino, fresco e dissetante, composto per lo più di acqua, chiamato anche cocomero, per la botanica è una pianta annuale, con fusto erbaceo rampicante, foglie grandi e pelose con tre lobi, fiori maschili e fiori femminili. La pianta fa un frutto voluminoso rotondo oppure ovale dal peso variabile che può arrivare oltre i 20chili. Esso è una falsa bacca (peponide), con la buccia liscia, dura e relativamente sottile, di colore verde con varie striature e chiazze più chiare, bianche o giallastre. Mentre l’interno è di colore rosso e ricco di semi, che possono essere neri, bianchi o gialli. La polpa è costituita per oltre il 90% di acqua e contiene anche un discreto quantitativo di zuccheri, soprattutto fruttosio, e vitamine A, C (8,1 mg per 100 g di frutto), B e B6. I frutti nascono esclusivamente nel periodo estivo da maggio a settembre. Il citrullus vulgaris (nome scientifico dell’anguria) è un frutto che accompagna l’uomo a tavola fin dai tempi dell’antico Egitto per cui si pensa che il suo luogo d’origine sia proprio l’Africa di 5000 anni fà. Testimonianze dell’importanza di tale frutto per gli egiziani sono i ritrovamenti tra le scorte di cibo messe nelle tombe dei faraoni. Ma dell’anguria si hanno notizie anche nella Bibbia dove gli Ebrei, stremati nel deserto del Sinai, rimpiangevano i succosi frutti mangiati in Egitto. Nella civiltà greca l’anguria veniva indicata con lo stesso nome del cetriolo. Lo stesso avvenne nel mondo latino, almeno fino a Virgilio, mentre sembra che Plinio per cucumis intendesse proprio il cocomero e nella storia le troviamo anche nelle testimonianze dei racconti di guerra durante le Crociate e le invasioni moresche. Per scegliere una buona anguria e capire il suo il suo grado di maturazione  bisogna conoscere alcune essenziali regole. Innanzitutto la buccia deve essere brillante e tesa e non avvizzita. Poi, battendo con le nocche delle dita sopra si deve sentire un suono secco,  nitido e pieno e non sordo e vuoto. Infine l’ anguria deve essere sufficientemente pesante, segno che all’interno vi è una buona quantità di acqua e che quindi il frutto non è asciutto. Quindi è pronta per finire in frigo ed essere servita fredda.  Una particolarità che non tutti conoscono  su questo amato frutto estivo è l’uso che ne fanno alcuni bravi barman intagliatori che nelle più importanti manifestazioni organizzate dalle associazioni dei barman si esibiscono scolpendo angurie intere per trasformarle in paesaggi,  fiori o animali.