Il libro della giungla: i classici sono una cosa seria.

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Quella del cucciolo di uomo che vive nella giungla è una storia molto particolare, e noi abbiamo la possibilità di sentirla raccontare direttamente da Bagheera, a cui la voce di Toni Servillo si addice quasi alla perfezione. Mowgli, essendo rimasto solo nella giungla in seguito alla morte del padre, viene preso in cura da Bagheera, una pantera nera, suo maestro di vita e protettore. Questi, per garantirgli la possibilità di adattarsi alla vita nella giungla, lo lascia ad Akela, capo del branco dei lupi, e a Raksha, che lo cresce proprio come se fosse figlio suo. La vita per lui scorre tranquilla, fino a quando la tigre, Shere Khan, mosso da un sentimento di vendetta ed odio verso gli umani, chiede ad Akela di consegnarglielo. Le ragioni sono molto semplici: un cucciolo d’uomo diventerà un uomo, ed un uomo per gli animali può essere pericoloso. Bagheera capisce che la cosa migliore da fare e ricongiungere Mowgli con i suoi simili, ma sarà ostacolato tanto da Shere Khan quanto dallo stesso Mowgli, che non si sente in alcun modo appartenente alla razza umana. Nel suo viaggio incontrerà due figure molto diverse, che cercheranno di sfruttarlo. Il primo sarà un orso bruno, Baloo, molto lontano dal modo di vivere la vita severo ed estremamente rispettoso delle regole come era per i lupi, che vede in Mowgli la possibilità di fare grandi scorte di miele. Il secondo è re Louie, scimmia ambiziosissima, che sogna di salire nella catena alimentare, di essere al pari dell’uomo, e che vede grosse possibilità per raggiungere quest’obiettivo quando si trova dinanzi a Mowgli.
Fino ad ora abbiamo visto rivisitazioni molto interessanti di grandi classici della letteratura. Grandi sfide sono state affrontate e vinte rileggendo addirittura opere per bambini, adattandole ad un pubblico vasto ed in termini di età eterogeneo. Il lavoro della Disney qui è in totale controtendenza, quasi anacronistico. Il film infatti ha un target di età sicuramente molto basso, e questo è evidente vista la semplicità dell’ opera.
Per quanto scorra in maniera anche gradevole nella prima parte, non si possono non notare diverse idee sbagliate, come la decisione di mettere in mostra l’incapacità canora e ballerina del gigantesco re Louie, che in questo viene praticamente umiliato dall’orso Baloo.
Nella parte finale, inoltre, le incongruenze possono sfuggire solo al più ingenuo ed inesperto dei bambini. Tralasciando discussioni su come un branco ben folto di lupi non sia capace di fermare una vecchia tigre cieca, salta subito all’occhio la capacità di Mowgli di raggiungere in pochi minuti uno Shere Khan molto lontano.
Altra piccola critica va al doppiaggio italiano. Le scelte, infatti sono state quasi tutte azzeccate, ma non si può non notare che il doppiaggio di Neri Marcorè dell’orso Baloo è quanto meno forzato.
Tutto questo contribuisce a dar vita ad un’opera quasi mediocre, sorprendentemente stanca, con poco mordente e con un messaggio non molto chiaro.

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