Intervista a Paolo Esposito: uno dei protagonisti della gustosa evoluzione della ristorazione sorrentina

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Raccontare la storia e l’evoluzione della ristorazione sorrentina non può prescindere dalla storia personale di Paolo Esposito. Esposito è il patron del ristorante museo Caruso e del ristorante pizzeria La Basilica e da circa 45anni vive a tutto tondo la realtà legata all’attività di ristoratore. E’ uno dei nomi più noti della città del Tasso e quando parla di turismo e ristorazione diventa una cassandra che dice verità che molti non vogliono vedere e sentire. Uomo dal cuore tenero e dalla lena instancabile ha conservato l’antica voglia di lavorare tipica del contadino. Tra gli ultimi di una famiglia numerosissima, a 16 anni ha dovuto fare la scelta di cambiare mestiere rispetto a quello dei genitori perché la terra da arare non bastava per tutti i figli. E’a 16 anni dunque che inizia il lungo cammino che segnerà il destino di ristoratore di successo come racconta lo stesso Esposito: “ Sono andato a fare il commis (aiuto cameriere) all’hotel Tramontano di Sorrento. E poi a 18anni a Roma al Parco dei Principi”. Impatto, quindi, subito di livello. E questo sarà uno dei segni distintivi che lo contraddistingueranno tutta la vita. Il lavoro in strutture d’eccellenza lo porteranno a pensare sempre in grande e a guardare verso la qualità del servizio e dei prodotti. “Così mi ritrovai dal Parco dei Principi di Roma a quello di Sorrento- continua Esposito- che aveva aperto in quegli anni. E’ con il ritorno a casa che avviene la svolta della mia vita perché mi propongono di gestire un locale il Peppe’s che si trovava proprio ora dove oggi sorge il mio Caruso” E’li che capisce che la clientela, sopratutta americana è alla ricerca del bello e del buono made in Italy. Ed è li che si fa le ossa da gestore che deve sapere fare bene la spesa, gestire la carta dei vini e capire le tendenze in cucina. Dalla gestione per conto terzi a quella diretta il passo è breve ed all’inizio degli anni 80 apre in società il ristorante La Lanterna. Un nome che ha lasciato il segno come spiega Esposito: “Ci prendevano per pazzi quando parlavamo di cucina d’eccellenza, vini pregiati e servizio impeccabile. Allora il turismo era abituato ad una ristorazione d’albergo molto mediocre o a quello dei ristoranti dai menù ripetitivi e banali. La nostra idea di offerta gastronomica si rivelo come l’inizio di una rivoluzione che poi ha avuto molti seguaci.” Infatti oggi la città di Sorrento, con i suoi rinomati ristoranti, è ritenuta uno dei poli dell’eccellenza enogastronomica italiani. E dopo la strada aperta da Esposito decine di ristoranti hanno intrapreso un percorso virtuoso che sta dando i suoi frutti. Dopo l’avventura della Lanterna Esposito pensa che sia venuto il momento di aprire un locale tutto suo; ma soprattutto impostato sulla filosofia dell’eccellenza, come continua a raccontare Esposito. “Alla fine degli anni 80 ebbi l’occasione di prendere il locale che sarebbe diventato il ristorante museo dedicato al grande tenore Enrico Caruso e pensai che finalmente era giunta l’ora di realizzare il sogno di un ristorante tutto improntato all’eccellenza. Dalla cantina, al servizio fino al menù gestito da bravi chef. Con il Caruso ho avuto grandi soddisfazioni. Artisti, cantanti, vip, politici, principi e regnanti arabi insieme a tanti turisti gourmet hanno riempito e riempiono le sale ordinando il meglio di quello che la gastronomia e l’enologia può offrire. Infine ho aperto, nel 2005 La Basilica ed oggi gestisco due ristoranti con un impegno che però è ripagato. Perché la storia ha dimostrato che la qualità dell’offerta porta lontano e aiuta il buon nome di Sorrento”. In effetti il some di Sorrento è reso ancora più magico da realtà come queste che vedono tutta la famiglia impegnata fino in fondo nell’attività. Qui la moglie di Esposito Mena con le figlie Annalisa, Paola e Valeria hanno contribuito con lo stesso Paolo a costruire un bel pezzo di storia cittadina esportata in tutto il mondo.