Nati in oriente i cachi colorano il gusto dell’autunno campano

Pubblicità

Originari dell’estremo oriente, i cachi sono diventati ormai uno dei simboli della stagione autunnale. Ma essi sono arrivati in Italia solo dopo la metà del 1800.  La produzione mondiale di cachi, che tende ad avvicinarsi ai cinque milioni di tonnellate, è per oltre la metà concentrata in Asia e soprattutto in Cina. In Italia, dove i cachi sembra siano stati prodotti con i primi impianti specializzati nel salernitano nel 1916, ora per il 90% sono coltivati in Emilia Romagna e in Campania su 2.782 ettari, per una produzione totale di 515.650 quintali (dati 2019). Le varietà più coltivate in Italia sono il Loto di Romagna, la Vaniglia della Campania, il Fuyu, la Kawabata, la Suruga, il Cioccolatino e cultivar con frutti gamici eduli alla raccolta (cachi-mela). In media i cachi forniscono circa 272 kJ (65 kcal) per 100 grammi e sono composti per l’80% circa di acqua, l’8% di zuccheri, lo 0,45% di proteine, 0,5% di grassi, una discreta quantità di vitamina C e del gruppo B, beta-carotene e potassio.