Chiacchiere: il gusto del carnevale al Bar Pasticceria Cherì di Sant’Agnello

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Nella foto parte dello staff del Bar Cherì: Fabio Di Gennaro, Loredana Silvestri, Michela Aiello, Maria Astarita, Giuseppe Di Simone e Alessandra Ascone

Chiacchiere da bar. Ma attenzione, non si tratta di quelle calcistiche dove ognuno si crede il CT della nazionale e nemmeno delle inutili chiacchiere che si sprecano sui social.  Ma di quelle che immerse nel sanguinaccio chiudono il pranzo più grasso, succulento e lussurioso dell’anno. E precisamente quelle del bar pasticceria Cherì di via Ciampa a Sant’Agnello. Qui la ricetta delle chiacchiere è quella classica come lo sono quelle di tutti i dolci che vengono sfornati freschi ogni giorno, a partire dalla gran varietà di croissant, graffe e brioches per la prima colazione. Le chiacchiere di carnevale che, al bar Cherì, la famiglia Durante propone anche guarnite con il cioccolato o la crema di pistacchio, hanno origini antiche e tanti estimatori in tutto il bel Paese. La loro storia inizia ai tempi della Roma imperiale, quando le frictilia si friggevano nel grasso di maiale nel periodo dei Saturnali. Da allora sono entrate nella tradizione e nel gusto dei festeggiamenti che tutta l’Italia riserva a Re carnevale. Chiacchiere in Campania e Lombardia, cenci nel Lazio, frappe e sfrappole in Emilia, bugie in Piemonte, donzelle in Toscana, ma anche intrigoni, nastri di suore o nodi d’amore, sono gli infiniti nomi che la fantasia italica ha dato a questo dolce che ha un’unica ricetta lungo tutto lo stivale. Una ricetta semplice, come quella del bar Cherì, che prevede uova, farina, zucchero e burro, oltre alla fondamentale frittura che le rende dorate e croccanti. Buone da mangiare in ogni momento della giornata, a colazione accompagnate dal caffè latte, nel pomeriggio magari con il tè, o a fine pasto con il classico sanguinaccio che oggi è un goloso trionfo di cremoso cioccolato aromatizzato. Questa ultima accoppiata, insieme al migliaccio dolce ed alle castagnole, sono il simbolo del lato dolce del carnevale nella nostra regione che a tavola si rivela con il volto della lasagna e la carne di maiale.  In Campania tutto ciò che gira intorno al carnevale è riferito al maiale e viceversa, dai salumi concepiti come antipasti per arrivare al dolce più tipico che, fino a qualche decennio fa, era fatto con il sangue dello stesso animale. Polpette, fritte ed al sugo; lasagne ripiene di ricotta e carne di maiale macinata; salsicce, cotiche e tracchie alla brace o al ragù; torte rustiche come il migliaccio ripieno di salsiccia e caciocavallo, sono i piatti che in questo periodo rendono succulenti e grassi i giorni dedicati alla trasgressione in maschera. Una trasgressione che nel medioevo cristiano era in eterna lotta con la quaresima che imponeva giorni di magra e penitenza.  Prima che arrivi il mercoledì delle Ceneri che apre, per i credenti, il periodo di digiuno o perlomeno di astinenza dalla carne, per preparare corpo e spirito alla Pasqua, c’è ancora tempo per le chiacchiere, quelle buone ovviamente.