Pugilato: Sharon Prisco si aggiudica il primo posto al torneo nazionale, parlano la campionessa e il suo maestro

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Dopo aver tenuto tutti col fiato sospeso, Sharon vince.
Il Torneo nazionale femminile Junior-Youth Élite 2° Serie, indetto dalla F.P.I. si è concluso Lunedì 6 Marzo. Con il match contro Sorrentino Giordana (Sordini Boxe Fiumicino), Sharon Prisco (Boxe Poggiomarino) si è aggiudicata il primo posto per la categoria Junior 60kg.  Non tutti ci avrebbero scommesso: era la sua prima competizione e gareggiava contro ragazze che avevano diversi match alle spalle.  Ed invece, il suo, è stato il miglior modo di esordire: vincendo. Una tappa importante per la carriera della giovane pugile ma soprattutto una vittoria morale, il superamento di una sfida contro se stessa. Contro la paura del fallimento e contro chi pensava che non ce l’avrebbe fatta, contro gli imprevisti della vita perché quando sei sul ring conta solo la consapevolezza del sudore e dell’impegno quotidiano, delle proprie capacità e soprattutto della propria passione. Ci devi credere, perché lì sopra non porti altro che te stesso.Abbiamo parlato con Sharon a poche ore dalla vittoria.

Come ti sentivi prima di partire? Pensavi di vincere?

“Prima di partire avevo un ansia incredibile però si, volevo vincere, volevo quel titolo a tutti i costi perché mi sono allenata duramente.”

Cos’hai provato dopo la vittoria?

Dopo la vittoria ho iniziato a piangere a dirotto per l’emozione, ero stanchissima ma allo stesso tempo entusiasta di aver vinto.

C’è qualcuno in particolare che vorresti ringraziare?

“Innanzitutto ringrazio il mio maestro perché dal primo giorno che mi ha vista ha12804786_175234486191556_6449256165082098896_n sempre creduto in me, e gli voglio un gran bene, le mie amiche Mery e Kerol che mi sono state sempre vicine nel bene e nel male.
Ma soprattutto la mia grandiosa famiglia e il mio grande nonno che anche se erano lontani, li sentivo così vicino a me.”

Il primo ringraziamento di Sharon va al suo maestro. Accanto ad ogni pugile c’è sempre un allenatore. Colui che ti fa faticare e sudare tutti giorni solo perché tu possa superare i limiti fisici e mentali che ti poni. Pronto a consigliarti ed anche a sgridarti se necessario. Quello con cui ti confidi o ti scontri ma che alla fine senti un po’ parte della famiglia. Quella persona che dall’angolo del ring soffre e gioisce con il pugile stesso ed alza i pugni al cielo piangendo commosso di fronte una vittoria.  Così come abbiamo visto fare a Francesco Bonagura, allenatore di Sharon e titolare della Boxe Poggiomarino, con il quale abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

Innanzitutto, la stessa domanda che fatta a Sharon: Come ti sentivi prima di partire? Pensavi di vincere?

“Quando competi vuoi vincere o almeno lo speri, è così in tutti gli sport. Ma quando siamo partiti ero molto ansioso, sapevo che era la prima esperienza per Sharon e non le ho fatto pressioni in alcun modo. Anzi, ho cercato di farla stare tranquilla, le ho detto che vinto o perso un incontro è sempre un’esperienza positiva perché all’inizio è importante soprattutto familiarizzare col ring, con l’ambiente e iniziare a mettere in pratica ciò che si è imparato. Fin dall’inizio Sharon ha dimostrato una grande determinazione, era in ansia ma non vedeva l’ora di salire sul ring. Abbiamo anche avuto degli imprevisti con l’auto durante il viaggio e non sapevamo se saremmo riusciti ad arrivare in tempo, il che ci ha fatto affrontare l’andata con un’ansia ancora maggiore. Per fortuna il viaggio di ritorno l’abbiamo affrontato con tutt’altro spirito!”

Cosa dice un allenatore, pochi minuti prima di salire sul ring, ad una ragazza di 14 anni che gareggia per la prima volta?                                                                                                                      

   “Sii te stessa. Non pensare a vincere e non rispondere ad eventuali provocazioni. Metti in pratica ciò che hai imparato, resta concentrata e tranquilla ed ascolta i miei suggerimenti. L’importante è giocare pulito e divertirsi. Bisogna boxare non azzuffarsi senza criterio.”

Quanto conta la fiducia tra allenatore e pugile nell’affrontare un incontro?

“E’ fondamentale. L’allenatore dà al pugile la propria esperienza e, sulla base di questa, lo dirige e lo consiglia dall’angolo del ring, solo così una persona che si trova davanti dei pugni chiusi che vogliono arrivare alla sua faccia riesce a mantenere lucidità e fare boxe. Se l’allenatore non si fida delle capacità del proprio pugile e non lo dirige con criterio o il pugile, una volta nel ring, fa di testa sua dimenticando i consigli di un osservatore esterno si corre il rischio di assistere o ad una rissa o ad una esecuzione. In entrambi i casi non è boxe.”

In passato tu stesso hai gareggiato, ti ha emozionato di più vincere da pugile o da allenatore?

“Assolutamente da allenatore. Quando gareggi in prima persona e vinci sei fiero di te stesso e sei felice di aver raggiunto un obiettivo con tanto sacrificio. Ma quando una persona si affida a te e tu la segui giorno per giorno, la incoraggi, la supporti, la proteggi in qualche modo, le dai il tuo tempo e la tua esperienza è come provare tutto amplificato. Vivi la tua e la sua ansia, la tua e la sua gioia, vivi insieme a lei ogni secondo e la tua emozione è doppia. Non ho mai pianto da pugile ma ho pianto quando Sharon ha vinto perché in fondo ti senti un po’ come un secondo padre e sei fiero non solo di te stesso ma anche della tua piccola pugile.”

Cosa vuoi dire a Sharon dopo questa vittoria?

“Devi continuare così. Devi crederci, senza distrazioni.”