Ipertensione, un nemico temibile per 1 miliardo di persone

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L’ipertensione, pur non potendo essere definita come una malattia in senso stretto, è un importante fattore di rischio per numerose patologie ed è, direttamente o indirettamente, la principale causa di morte nel mondo.

Uno studio su larga scala

Sulla rivista scientifica The Lancet è stato pubblicato il più grande e completo studio di sempre sulla problematica dell’ipertensione, a cui hanno partecipato centinaia di medici e ricercatori da tutto il mondo, consentendo di raccogliere dati su 19,1 milioni di persone di circa 200 nazionalità differenti. I risultati ottenuti indicano che dal 1975 al 2015 si è passati da 594 milioni di soggetti ipertesi a 1,13 miliardi -un incremento di quasi il 100%-. Questo aumento vertiginoso di casi sembra essere dovuto non solo all’incremento della popolazione globale ed al suo invecchiamento, considerato che l’età avanzata è un importante fattore di rischio per l’ipertensione, ma anche ad una diffusione globale di cattivi stili di vita. All’analisi degli esperti il globo appare spaccato in due parti: la prima, costituita dai paesi sottosviluppati od in via di sviluppo, in cui i casi di ipertensione aumentano rapidamente e la seconda, che comprende le nazioni più sviluppate, in cui, viceversa, il fenomeno sta subendo un blando ridimensionamento. In Italia circa 16 milioni di persone hanno ricevuto una diagnosi di ipertensione arteriosa e circa 300 000 muoiono per malattie cardiovascolari.

Ipertensione negli uomini e nelle donne in Italia
Prevalenza dell’ipertensione in Italia nei due quadrienni 1998-2002 e 2004-2008. In blu sono rappresentati gli uomini ed in rosso le donne.

Negli anni, tuttavia, si assiste ad un lieve calo della prevalenza delle donne ipertese, passate dal 44,3% nel quadriennio 1998-02 al 37,2% riscontrato tra il 2008 ed il 2012, mentre negli uomini la percentuale è più alta e si mantiene stabile nel tempo. Il dato più preoccupante, emerso da uno studio dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare (OEC) consiste nel fatto che la metà degli uomini e più del 40% delle donne ipertesi non sanno di soffrire di tale patologia, mentre un terzo di essi non viene curato adeguatamente, al Nord come al Sud, visto che la quasi totalità dei dati raccolti è praticamente trasversale, delineando un quadro simile nella maggior parte delle aree del Paese.

Pressione arteriosa al Sud Italia
Dati riguardanti i livelli di pressione arteriosa al Sud e nelle Isole. Dati simili si riscontrano anche in altre macroregioni del Paese.

Non tutti gli ipertesi sono uguali

Molto spesso la misurazione della pressione arteriosa viene trascurata ed è considerata quasi come un controllo accessorio e non come un mezzo semplice per scovare una irregolarità eventualmente patologica. Oggi si consiglia la misurazione periodica della pressione arteriosa, possibilmente effettuando tre misurazioni in sequenza e considerando come “valore vero” quello risultante dalla media aritmetica, sia per la sistolica che per la diastolica. Ovviamente una misurazione giornaliera è indicata solo per chi sa di essere iperteso ed è sotto trattamento, mentre gli individui sani possono usare lo sfigmomanometro ad intervalli temporali più lunghi. Il valore considerato ottimale è di 120 mmHg per la pressione sistolica e di 80 mmHg per la diastolica, mentre valori inferiori rispettivamente a 130 ed 85 sono comunque ritenuti nella norma. Si parla di ipertensione di grado 1 quando la sistolica supera i 140 mmHg e/o la diastolica eccede i 90mmHg, mentre si passa al grado 2 quando i valori sono superiori a 160/100 ed al grado 3 quando valicano la soglia 180/110, condizione, quest’ultima, particolarmente grave. A livello clinico non tutte le ipertensioni sono uguali ma, in base alla causa, si distinguono una ipertensione primitiva o idiopatica, diagnosticata nel 95% dei casi, che non presenta una causa identificabile, pur riscontrando nel soggetto uno o più fattori di rischio predisponenti, ed una ipertensione secondaria (il restante 5% dei casi), dovuta a cause note, come un tumore delle ghiandole surrenali, una disfunzione tiroidea, difetti cardiovascolari congeniti, abuso di droghe, farmaci etc….

Classificazione dell'ipertensione
Classificazione dei vari livelli di pressione arteriosa.

Fattori di rischio

I fattori di rischio per l’ipertensione risultano essere molti, di cui alcuni sono controllabili, come l’abuso di alcol o droghe, deficit di attività fisica, una dieta eccedente in sodio e povera in potassio, che determina richiamo di acqua nei vasi sanguigni e aumento della pressione arteriosa, il fumo di sigaretta, lo stress e condizioni di sovrappeso od obesità, che costringono il cuore ad aumentare il proprio lavoro e le arterie ad incrementare il volume ematico trasportato, determinando ipertensione. Altri fattori di rischio, invece, non sono modificabili essendo rappresentati principalmente dall’invecchiamento, da una eventuale predisposizione familiare e dal gruppo etnico di appartenenza.

Perché l’ipertensione è un nemico pericoloso

L’ipertensione è collegata a molte delle maggiori cause di mortalità a livello globale, come l’infarto ed i disturbi cardiaci, potendo essere anche un fattore rilevante nello sviluppo di una ipertrofia del ventricolo sinistro o nelle patologie che coinvolgono le coronarie. Una elevata

Complicanze dell'ipertensione
Alcune delle complicanze dell’ipertensione.

pressione arteriosa, però, determina molte altre conseguenze a livello sistemico. Un organo particolarmente bersagliato è il rene, visto che una elevata pressione nei vasi sanguigni ad esso afferenti può danneggiare le arterie renali ed i glomeruli, portando anche ad insufficienza renale. Poi, a seguire, si possono avere danni agli occhi, come retinopatie, coroidopatie e neuropatie ottiche ed, in casi sicuramente molto gravi, al sistema nervoso, con ictus e demenza. Inoltre l’ipertensione è stata anche messa in correlazione ad episodi di disfunzione erettile, siccome il flusso sanguigno a livello degli organi genitali può ridursi a seguito del danneggiamento e del restringimento dei vasi arteriosi. Per evitare tutto ciò è importante agire sui fattori di rischio elencati in precedenza, provando ad eliminare quelli direttamente controllabili ed inoltre risulta di fondamentale importanza sottoporsi ad una visita medica qualora i valori della pressione arteriosa siano visibilmente alterati. In seguito ad una sempre maggiore attenzione al problema dell’ipertensione, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha posto come obiettivo per il 2025 la riduzione del 25% del numero degli ipertesi a livello globale rispetto ai dati del 2010, un target ambizioso e realizzabile solo tramite una decisa opera di educazione a stili di vita corretti.