L’amministrazione comunale di Sant’Agnello si esprime contro l’ospedale unico: la dichiarazione del sindaco Coppola

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Di seguito la dichiarazione del sindaco di Sant’Agnello durante il consiglio comunale del 16 settembre dedicato alle note vicende relative alla costruzione di un ospedale unico per la penisola sorrentina

Il nostro “silenzio” delle ultime settimane sulla questione Ospedale Unico forse ha tratto in inganno molti. Non era mutismo. Era un silenzio operoso, fatto anche di ascolto. Nasceva dalla ferma volontà di affrontare una questione complessa con senso di responsabilità e piena consapevolezza. In questi mesi abbiamo subito di tutto. In ordine sparso: pressioni indebite, minacce più o meno velate, assurde strumentalizzazioni e illazioni, meschini attacchi personali (peraltro facilmente rimandabili al mittente), ingerenze sguaiate e sgrammaticate. Tutto confezionato con tecnica simil-squadrista che ha trovato forza anche in alcuni casi in una logica da branco. Nonostante ciò, non ci siamo mai siamo sottratti al confronto né lo faremo in futuro. Non abbiamo arretrato di un millimetro, non per capriccio né per calcolo, ma esclusivamente perché consapevoli che tutto il progetto Ospedale Unico è stato impacchettato e imbellettato in maniera frettolosa e per certi versi approssimativa con numerose falle nel procedimento, forzature delle norme tecniche e giuridiche ed altre criticità assolutamente non superabili. Bastava, solo volendo, farsi guidare dalla ragione e dal buon senso. Noi, intendo tutto il nostro gruppo, non abbiamo interessi personali da difendere, di nessun tipo. Qualcun’altro non lo so e neanche mi interessa. Le ragioni che ci vedono contrari sono tante, fondate, sostenute dai fatti, vengono da lontano e, lo ripeto, non sono finalizzate a difendere posizioni, incarichi o altri interessi di nessun tipo. Siamo un’amministrazione democraticamente eletta sulla base di un programma elettorale chiaro. Nel consiglio comunale di giovedì 7 settembre – lo ricordo ai più distratti –  abbiamo approvato le linee programmatiche di mandato. In quel testo, abbiamo ribadito le nostre perplessità sul progetto Ospedale Unico evidenziandone tutte le criticità e abbiamo espressamente dichiarato che la volontà della nostra amministrazione è cercare un sito alternativo per la realizzazione del nuovo ospedale. Nessun intervento dai banchi della minoranza né alcuna richiesta formale per affrontare insieme un tema così importante nelle sedi opportune. In questi anni, molto prima dell’ultima campagna elettorale, abbiamo provato ad evidenziare le criticità del progetto, e con noi molti cittadini. Non abbiamo mai avuto ascolto. Il coinvolgimento dei cittadini, è bene ricordarlo, non è una concessione che arriva dall’alto, è previsto anche dal codice degli appalti in particolare per quelle opere che hanno un impatto economico, sociale e ambientale per la collettività con l’obiettivo di una più ampia condivisione con tutti i soggetti interessati che hanno diritto di partecipare al dibattito, ponendo delle domande e formulando delle proposte di cui l’amministrazione deve tenere conto anche ai fini delle successive fasi del progetto. Nulla di tutto ciò è avvenuto. Verso i cittadini, fin dall’inizio, si è tenuto un atteggiamento di supponenza, arroganza e malcelato fastidio. Ricordo ancora bene quando due anni fa qualcuno ci diceva che era troppo tardi, che bisognava pensarci prima, che il progetto era avviato, che non avevamo alcun titolo per parlare. E al termine di una chiacchierata ricordo queste testuali parole, pronunciate con tono irridente e beffardo: “Se proprio volete cambiare il progetto candidatevi”. Sapete come è andata… Abbiamo provato già in campagna elettorale a sottrarci a questo clima da corrida che ha fatto solo del male, trascinando tutto in un dibattito lontano dai contenuti. Paradossalmente la questione Ospedale Unico ha oscurato in questi dieci anni il tema prioritario: la sanità. Lo abbiamo fatto questi mesi e abbiamo rischiato di continuare a farlo per i prossimi dieci anni. E i cittadini ne sono consapevoli. La pandemia ha squarciato il velo sul reale stato della sanità pubblica, dimostrandone tutta la fragilità. Negli ultimi tre anni 21000 medici hanno abbandonato il sistema sanitario nazionale. Una grande fuga, senza precedenti, che riguarda tutta l’Italia. La difficoltà di reperire i dipendenti e la perdita di attrattività del Sistema sanitario nazionale costituiscono un’emergenza, soprattutto per quanto riguarda gli infermieri e alcune categorie di medici. Anche i giovani medici sono in fuga dagli ospedali italiani, anche da quelli considerati i migliori. C’è un grande dibattito in corso a livello nazionale che dovrà portare alla revisione dei Decreto ministeriale 70 che definisce gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera e del Dm 77 relativo agli standard dell’assistenza territoriale. Recentemente il governo ha escluso dal PNRR oltre 500 case e ospedali di comunità che avrebbero dovuto potenziare la medicina territoriale ma che con molta probabilità sarebbero rimasti vuoti a causa della carenza di personale. Una possibile collezione di cattedrali nel deserto, secondo qualcuno, che avrebbero dovuto essere occupati da migliaia di operatori di cui al momento il sistema sanitario non dispone. Per tornare al nostro più piccolo orizzonte, non andrebbe dimenticato che la sanità non è solo l’Ospedale. Al momento non è stato reperito in Penisola un unico immobile che possa accogliere, dopo essere stato adeguato, tutti i servizi presenti nel Distretto Sanitario, una volta demolito. E non sono pochi: poliambulatori, dialisi, laboratorio di analisi centralizzato anche per i Presidi di Vico e Sorrento, settore materno infantile, settore medicina legale ed invalidità, settore socio sanitario, cure primarie, assistenza territoriale, farmacia, cup, settore amministrativo. Il rischio concreto era quello di uno spacchettamento in tutti i comuni della Penisola per tanti anni in attesa della costruzione del nuovo ospedale con evidenti ricadute sulla qualità dei servizi erogati e un danno per i cittadini. Come chiaramente emerso, per il nuovo Ospedale Unico non sono previste tutte le branche specialistiche. E invece qualcuno, con l’aggravante di essere un addetto ai lavori, ha ripetutamente dichiarato il contrario, in maniera fuorviante e disonesta. Secondo l’atto aziendale di luglio, che disegna l’organizzazione della nostra Azienda sanitaria, per il nuovo Ospedale non è prevista la nefrologia con la dialisi, non è prevista l’urologia, non è prevista l’otorinolaringoiatria, non è prevista la terapia intensiva neonatale, e soprattutto non sono previsti i sevizi di emodinamica e stroke unit che servono per curare i pazienti colpiti da infarto e ictus che continueranno ad essere trasferiti presso ospedali più grandi ed attrezzati. Intanto c’è chi, troppo preso dal progetto Ospedale Unico, ha dimenticato che il reparto di Rianimazione dell’Ospedale di Sorrento è chiuso da più di un anno e mezzo per lavori di ampliamento e ristrutturazione. Il nuovo reparto, per cui è stato investito più di un milione di euro, dovrebbe occupare più della metà del primo piano e liberare molti spazi al piano terra. C’è in ogni caso un fatto nuovo da raccontare. Nei giorni scorsi ha fatto rumore un silenzio quanto meno sospetto da parte dei principali fautori dell’opera. Ci si è resi conto un po’ tardi di varie criticità nel progetto tanto da spingere candidamente a dichiarare: “Pare che ci siano errori, incongruenze nella variante; si può tornare in consiglio regionale e sanare tutto”. Tutti i cittadini della Penisola sorrentina, da Vico a Massa Lubrense, hanno seriamente rischiato, una volta demolito l’edificio del Distretto sanitario, di restare a guardare solo un bel fosso. Ecco la verità. La realizzazione del nuovo Ospedale è una trasformazione incompatibile con la normativa urbanistica vigente, motivo per cui si è resa necessaria in Regione Campania una variante al Piano Urbanistico Territoriale, e successivamente il Consiglio comunale, solo un po’ prima delle elezioni, ha approvato il progetto e l’adozione della variante al PRG. Il procedimento di pianificazione urbanistica ha un iter complesso. Dopo l’adozione e prima dell’approvazione di uno strumento urbanistico, i cittadini possono presentare le cosiddette osservazioni che il Consiglio comunale ha l’obbligo di valutare. Sono pervenute quattro osservazioni da parte di cittadini e associazioni che hanno introdotto nuovi e significativi elementi di valutazione sia sulla legittimità procedurale che sulla soluzione progettuale.  La principale: il consiglio regionale si è limitato ad approvare uno studio di fattibilità tecnico-economica e non già un progetto definitivo. I due progetti presentano differenze sostanziali. Il che determina la inoperatività della variante PUT rispetto al progetto definitivo e quindi in ordine alla variante al PRG. Altra importante criticità: come già rilevato da Città Metropolitana in sede di conferenza dei servizi la prevista autorimessa risulta esclusa sia dalla progettazione definitiva che dal quadro economico. Insomma niente soldi disponibili al momento, tanto che pare si pensasse ad un project financing, una locuzione magica, evocata in tutti quei casi in cui le risorse pubbliche scarseggiano con il coinvolgimento di finanziatori privati. Insomma si sarebbe approvato un progetto di un nuovo Ospedale senza parcheggio. Altra criticità mai superata: manca un approfondito e dettagliato studio trasportistico, anche in questo caso come già evidenziato da Città Metropolitana in sede di conferenza dei servizi, che valuti la sostenibilità dell’intervento e il suo impatto sulla mobilità. L’Ospedale è, per definizione, un “grande attrattore” di traffico determinando prevedibili conseguenze negative non solo a Sant’Agnello ma nell’intera Penisola. Ben altra cosa è il nostro distretto Sanitario: chiuso di notte e nei giorni festivi, poco frequentato nel pomeriggio, in cui manca un Pronto Soccorso attivo h 24, in cui non si avvicendano medici ed infermieri in tre turni diversi, non vi sono pazienti ricoverati e quindi non è previsto l’accesso di familiari e visitatori. Sappiamo che l’Ospedale Unico era previsto nell’area più densamente abitata del centro urbano del Comune di Sant’Agnello, priva di adeguate strade di accesso a ridosso di edifici abitativi e senza margini per il necessario distanziamento ad un impianto tanto delicato. Una di queste strade è Via Iommella Piccola, larga meno di tre metri. Una localizzazione quanto mai infelice e inopportuna anche per la vivibilità e la mobilità all’interno del centro urbano (dove esistono alberghi, impianti sportivi, scuole, uffici pubblici, supermercati). A tutto questo si aggiunge che le strade della Penisola, da Vico Equense a Massa Lubrense, ormai insufficienti e inadeguate per i tanti veicoli in circolazione, sono quasi costantemente congestionate dal traffico.